Dopo la nostra panoramica su come si sviluppa un’app di successo (qui l’articoloè naturale parlare di quanto costa lo sviluppo di un’applicazione mobile.

Il prezzo viene considerato troppo spesso come il parametro più importante su cui basare la scelta del fornitore a cui affidarsi, proverò a spiegare perché questo criterio oltre a non essere corretto è anche piuttosto pericoloso per il risultato finale.

Quanto costa un’App?

In realtà esiste una risposta molto semplice a questa domanda: sviluppare un’app costa quanto acquistare un’automobile.

Come dite? Quale automobile? Bingo.

È proprio questo il nocciolo della questione: i modelli di automobile sono tanti, i tipi di applicazione sono tanti.
Esistono automobili da 8.000 euro e automobili da 200.000 euro; esistono app da 8.000 euro e app da 200.000 euro.

Come si stabilisce il prezzo

Formulare un preventivo per lo sviluppo di una applicazione è un processo che parte dall’obiettivo del cliente e cerca di stimare tempi e risorse necessari a portare a termine lo sviluppo.
I principali fattori che incidono sui tempi di sviluppo sono

  • il livello di qualità desiderato per il prodotto finito
  • la quantità di funzionalità
  • la complessità delle funzionalità
  • la complessità dell’intero sistema

Costo app: alcuni esempi

Prendiamo alcuni esempi e manteniamo il parallelo con le auto.

Un’app con grafica e navigazione standard, poche funzionalità semplici e che non richieda l’interazione con un server potrebbe costare tra 5.000 e 8.000 euro: per una cifra simile mi porto a casa una Fiat Panda, una Renault Twingo o una Suzuki Alto.

Se invece per la mia app scelgo studio della user experience, grafica personalizzata, poche funzionalità ma un po’ più complesse e ho bisogno che si colleghi a un server con una base dati i costi cambiano: in questo caso la cifra sale a 25.000 – 35.000 euro, con le stesse cifre posso acquistare una BMW Serie 1, una Nissan Qashqai o una Volvo V40.

Altro esempio: studio della user experience, grafica personalizzata, molte funzionalità di cui alcune decisamente complesse da sviluppare, invio di notifiche push e interazione tra gli utenti; costo tra 60.000 e 70.000 euro: proseguendo nel paragone con le auto in questo caso mi potrei accomodare su una Jaguar Xf, una Mercedes Classe E o una Porsche Macan.

Hai quello che paghi

La differenza tra le auto portate ad esempio è evidente: da un lato ho un prezzo vantaggioso, essenzialità e dimensioni ridotte, dall’altro troverò la cura di ogni dettaglio, materiali di alta qualità, dimensioni generose e tutti gli optional possibili ma a un prezzo decisamente superiore.

Nessuno si aspetta di acquistare una Ferrari a poco: se un concessionario vi offrisse una Ferrari nuova a 20.000 euro voi accettereste? No, e fareste bene: se un bene ha un determinato prezzo è bene insospettirsi se viene proposto a un prezzo troppo basso.

Lo stesso vale per le applicazioni: se per me è sufficiente il “modello base” il costo sarà ridotto, ma se ho bisogno del modello “extra lusso” non posso aspettarmi di spendere cifre troppo basse ed è bene diffidare di chi offre risultati estremi a costi troppo contenuti. Per questo in apertura ho definito un rischio guardare solo al prezzo: cosa accadrebbe se in seguito a un preventivo sottostimato il mio fornitore mi mollasse a metà lavoro? Oppure se dopo il lancio dell’applicazione non riuscisse più a offrirmi il supporto necessario al mantenimento dell’app?

Intendiamoci: non significa che “più si spende meglio è“. Il “modello base” può andare più che bene per moltissime realtà. L’importante è avere ben chiaro il proprio obiettivo e sapere che cosa aspettarsi alla fine dello sviluppo, senza farsi illusioni.

Quanto si è investito per alcune app popolari

Chiudiamo questo excursus con alcuni esempi di quanto è stato investito per la realizzazione di siti e app popolari, anche se queste cifre includono altre voci come la promozione e tutti i costi di gestione aziendali.

  • Instagram ha iniziato con un investimento di 500.000 dollari, per poi ottenere un secondo round di investimenti da 7 milioni e un terzo da 60 milioni.
  • I fondatori di WhatsApp investirono inizialmente circa 600.000 dollari, per poi ottenere investimenti da 8 milioni e da 50 milioni prima di vendere a Facebook.
  • Facebook partì nel 2004 con poche decine di migliaia di dollari messe di tasca propria da Mark Zuckerberg e Eduardo Saverin, ma ricevette ben presto 500.000 dollari da un venture capitalist. In seguito ricevette 12,7 milioni nel 2005 e circa 500 milioni nel 2006
  • Il primo round di investimenti ricevuto da Twitter superava il milione di dollari, anche se i dati non sono stati resi pubblici.

Il mondo dei videogiochi non è necessariamente collegato alle app, ma alcuni giochi nascono solo sulle piattaforme mobile, quindi prendiamo anche un paio di esempi in questo ambito:

  • Supercell quando sviluppò Clash of Clans poteva fare affidamento su un capitale di oltre un milione di euro.
  • Flappy Bird invece fu sviluppato da un singolo sviluppatore senza fondi iniziali: a volte capita. Poche, anzi pochissime volte…

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